Due recensioni a Runningsofia (il libro)
Il podcast Runningsofia nasce dal libro Runningsofia.
O meglio: dopo aver scritto Runningsofia. Filosofia della corsa (uscito per il Melangolo nel 2019, e in una seconda edizione aumentata nel 2021), non mi sembrava di aver chiuso la faccenda. Cioè, mi sembrava di avere ancora qualcosa da dire sul podismo, sul mio rapporto con la corsa. Ed ecco perché è nato il podcast Runningsofia.
Ma tornando al libro, Runningsofia. Filosofia della corsa è stato un divertimento continuo, fin dal giorno in cui l’editore me ne ha commissionato la stesura. Il volume è stato letto e recensito più e meglio di quanto io mi aspettassi.
Tra le recensioni più belle ve ne segnalo due. Una, a poche settimane dall’uscita del libro, scritta da Marco Patucchi e pubblicata da Repubblica (qui); l’altra scritta da Luca Tocco dopo l’uscita della seconda edizione e pubblicata su La Gazzetta dello Sport (qui).
Buona lettura!
Fabio Marri
Non credo di aver mai visto il libro: se lo avessi visto… in fasce, da irredimibile professore d’italiano avrei suggerito un titolo diverso, che eliminasse “running” (che, oltretutto, non è l’unico modo di correre: c’è anche il jogging, per esempio, o lo “spirito trail”, il walking, o… il fartlek ecc.). A meno che non si voglia esasperare il fattore agonistico, come mi pare di capire dall’inserto pubblicato nella recensione della “Gazzetta”:
“Correre è un’esperienza totalizzante, e alle esperienze totalizzanti non siamo più abituati. […] Allora la dedizione assoluta alla corsa […] fa somigliare i podisti a eroi provenienti da un’epoca (e da un’epica) antica, quando l’intero percorso esistenziale era preparatorio allo svolgimento di un compito, al perseguimento di uno scopo, al superamento di un nemico.”
Se lo stralcio è rappresentativo (il che non so) mi sembra quasi un ritratto positivo dei fanatici della corsa, quelli che ogni settimana si informano dove c’è una gara con possibilità di vincere un salame o tre bottiglie di vino, o che, ricoverati in ospedale per un cancro all’ultimo stadio, chiedono quando potranno tornare a correre… Per fortuna, le parole dell’autore che sento nel Podcast di presentazione mi sembrano molto più ragionevoli e ‘umane’, e credo che ascolterò ancora quello che seguirà. Sempre da prof di italiano, non ravviso nella pronuncia dell’autore l’accento genovese di cui si accusa. Cambiando lokèscion, è peggio la mia pronuncia. Auguri dal Tennessee (non per correre, ma per “la vita” – sebbene sfruttando l’insonnia da fuso orario quasi ogni mattina vada a correre per 8/10 km).